11 settembre, un giorno fatale

Se l’11 settembre 1927, giorno della battaglia di Stirling Bridge nella quale gli scozzesi sconfissero gli inglesi, oppure nello stesso giorno del 1863 le forze del Sacro Romano Impero respinsero e ruppero l’assedio ottomano di Vienna, ci appaiono giorni lontani nella grande Storia, sicuramente più vicini a noi e con effetti dei quali ancora  viviamo le conseguenze sono due le date che hanno cambiato le nostre vite e ci hanno dato la percezione di un mondo diverso ed irrimediabilmente modificato.
Era l’11 settembre 1973, il giorno in cui il Generale Pinochet, assieme ai suoi fedelissimi generale Arellano Stark ed al comandante dell’aeronautica Gustavo Leigh, con la benedizione del Presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon, compivano quel famigerato golpe che portò alla deposizione ed alla morte del presidente cileno socialista Salvador Allende, con un attacco da terra e dall’aria del Palacio de la Moneda, sede del governo in carica.  Sono 50 anni da quello sconvolgimento messo in atto dai militari cileni ed ancora ne rammentiamo i momenti truci, le violenze, le oltre 130.000 persone arrestate dai soldati golpisti con la sparizione di migliaia di questi, dissidenti ed oppositori della Giunta Militare che diventarono tristemente noti come “desaparecidos”, tanti dei quali ancora ignoti e che a mezzo secolo di distanza attendono identificazione.
Un golpe che scosse il mondo e le coscienze dell’Occidente, sulle note degli Inti Illimani che con il loro “El pueblo unido jamas serà vencido” segnarono un’epoca per chi manifestava per la libertà e per i diritti del popolo cileno e degli oppositori alle dittature ed al totalitarismo ovunque, con una ribellione  spesso silenziosa ma suggestiva come  quelle magliette rosse sfoggiate da Adriano Panatta e dai suoi compagni nella vittoriosa finale Coppa Davis a Santiago del Cile del 1976.
E se l’11 settembre 1973 rappresentò l’annientamento  delle libertà personali e dei diritti civili in Cile, con un effetto che si propagò all’intera America Latina con giunte militari che più tardi salirono al potere in Argentina ed imperversavano già in Brasile ed Uruguay, un altro 11 settembre si affacciava nel calendario della storia, prepotente e letale, 28 anni dopo.
Era l’11 settembre 2001 quando l’organizzazione fondamentalista Al Qaida, guidata dal ricchissimo emiro, di etnia yemenita ma saudita di adozione, Osama Bin Laden, mise in atto quello che ancora rimane l’attacco terroristico più cruento e sanguinario nella storia dell’umanità.
Una serie di attentati dove il nichilismo islamista e la follia di chi disprezza la vita ed ama la morte, convinto dell’esistenza di un “paradiso speciale” per i protagonisti di queste imprese criminali, presero il sopravvento.
La mattina di quel giorno che ha modificato per sempre le nostre vite e la percezione delle nostre sicurezze 19 attentatori dirottarono contemporaneamente 4 voli di linea statunitensi dirigendoli in maniera suicida contro i grattacieli delle Torri Gemelle di New York inserite nel complesso del World Trade Center, contro il Pentagono sede del Dipartimento della Difesa statunitense ad Arlington in Virginia ed un quarto aereo precipitato, grazie all’eroismo dei passeggeri che si ribellarono, nei campi della Pennsylvania mentre era ormai diretto come un arma letale sulla Casa Bianca.
Il bilancio tragico di quella giornata, drammaticamente indimenticabile per chi la visse in ogni angolo del pianeta in diretta televisiva, ammutolito, addolorato, sconvolto ed impotente davanti a quella catastrofe, fu di 2.977 morti civili e di 6.400 feriti ed oltre 24 dispersi.
Un dramma che sconvolse le nostre vite e ne cambiò per sempre l’andamento, con i conflitti che ne seguirono, gli attentati successivi compiuti da organizzazioni affini ad Al Qaida come l’Isis, Hamas, Hezbollah e la Jihad islamica, l’intero modo di vivere e di pensare alla sicurezza nei paesi occidentali radicalmente modificato e quelle immagini delle Torri centrate dagli aerei che rappresentano ancora un trauma da rimuovere dal nostro inconscio e nella nostra memoria collettiva.
Con un pensiero rivolto alle vittime del 2001,ad Allende assassinato (o suicida? cambia poco), ai desaparecidos, l’11 settembre non è e non potrà mai essere un giorno qualunque per l’umanità.